Vi siete mai sentiti soli? Soli perché incompresi da chi vi circonda? Soli poiché abbandonati da chi avrebbe dovuto amarvi? Tutti ci siamo sentiti così. Tutti lo abbiamo sperimentato più volte nell’arco di una vita che ancora si compie. Queste sensazioni spesso portano ad azioni di cui neanche comprendiamo l’importanza, fino a che gli effetti non si palesano come forti schiaffi in faccia. Avete mai sentito parlare della teoria della “Profezia che si autoavvera”? Alteriamo il nostro comportamento in base alle nostre emozioni e sensazioni e spesso creiamo il nostro destino sulla base di queste.
Siamo Soli
Canta un Vasco Rossi rapito dalle note ed ogni volta la rassegnazione di queste due sole parole colpisce con il suo peso. Lo credo davvero: siamo soli, come pianeti che gravitano insieme in un universo sconfinato. Nessuno potrà mai capirci più di noi stessi, nessuno potrà colmare le nostre aspettative, nessuno potrà dire o fare esattamente quanto avevamo sperato, quanto noi stessi crediamo di poter fare. La delusione che spesso proviamo nei confronti degli altri nasce dal fatto che anziché confrontarci davvero con loro, noi immaginiamo, attendiamo, ci impersonifichiamo. Come registi intransigenti guardiamo gli attori coprotagonisti trascendere il copione e ci chiudiamo nella nostra solitudine.
Pianeti in un universo
Questo senso di sconfitta ed isolamento a volte però non è reale. Avere il coraggio di dare voce ai propri pensieri esponendo agli altri le proprie aspettative, i propri timori, i propri sentimenti è un grande atto di fede. Nel momento in cui ci scopriamo attori del film che viviamo e non più registi e ci confrontiamo faccia faccia con le nostre insicurezze, ciò che ne trarremo sarà la verità. Non interpreteremo più i silenzi o le azioni degli altri, ma conosceremo la loro realtà e potremo scoprire di essere più simili di quanto in quel momento pensiamo, più vicini di quello che percepivamo. Ciò che viviamo è universale; ciò che siamo è unico e ripetibile allo stesso modo. Siamo tutti diversi, tutti un mondo di innumerevoli “cose” che ci abitano dentro: buone, meno buone, definite, confuse, limpide, torbide… Una grande verità è che gli altri si sentono come noi! Certo, dipende moltissimo dal contesto in cui cresciamo e viviamo, ma alcuni passaggi della vita delle persone che conoscete personalmente è affine alla vostra.
Soli per dar luce
Ho capito con gli anni che avere consapevolezza che si è soli, ma non ci si deve sentire tali, mi ha preservato dal perdere dietro di me file di persone care. Non vivo nel rancore e coltivo la serenità non aspettandomi nulla, ma prendendomi quello che desidero. Sapete cosa ho scoperto quando ho iniziato questa fase speudo-egoistica della mia vita? Che chi mi è accanto risponde sempre! Quando ho smesso di aspettarmi dagli amici e dal mio compagno una comprensione ed un’empatia che io stessa non riuscivo a fornirmi per risollevarmi, ho iniziato a stare meglio. Volevo crogiolarmi un pò nel dolore? Era una mia scelta per mantenere le distanze; distanza che nessuno eliminava con gesta eroiche, ma che quando ero pronta interrompevo e alla cornetta trovavo le persone che mi servivano: al richiamo non ho mai avuto un rifiuto. Siamo soli, perchè siamo complessi e ci serve l’introspezione; siamo soli perchè nessuno agirà al nostro posto e nessuno ci amerà mai più di quanto noi stessi dobbiamo amarci. Soli e sereni: illuminati dalla luce dei colori che vivono in noi; illuminati dalla luce dei colori degli altri che ci amano a modo loro, che ci comprendono come possono, e che ci sono con la loro unicità e la loro capacità di immedesimarsi o semplicemente la loro capacità di distrarci.
Evviva il Multiverso
Oggi guardo le mie amiche di sempre e mi sento immensamente fortunata. Anche se nella stra grande maggioranza delle cose non ci ho capito una mazza, coltivare questa filosofia è stato un successo. Ne abbiamo passate tante! Le distanze spesso sembravano incolmabili, la delusione insopportabile, il rancore sempre latente, l’incomprensione, bhè, incomprensibile, eppure arrivava sempre un momento in cui posto sulla bilancia il caso e gli affetti immischiati e abbandonata la presunzione di sapere, di volere, di credere per tutti e non solo per me, ci si ritrovava ancora insieme. Nessuno è perfetto, non lo siamo neanche noi: dare delle possibilità agli altri, consapevoli che navighiamo tutti lo stesso mare, o meglio galleggiamo tutti nello stesso infinito multiverso ci libererà dalla solitudine e ci restituirà il piacere di sentirci soli in compagnia, per sempre!
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